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Carlo Menzinger di Preussenthal | L’angeLo deL fango n a r r a n d o







Comprende, con la sua capacità di trascendere il tempo, che in quell’attimo della 
storia umana, per lui quasi impercettibile nell’in nito  usso delle ere, i  orentini si 

apprestano ad a rontare una delle più gravi catastro  della loro esistenza. L’uomo è 

fatto soprattutto di acqua e senza di essa non può vivere, ma in quelle ore è proprio 

quell’elemento a minacciare le esistenze dei toscani. Angelo sa bene che la distinzione 

tra animali, piante ed esseri inanimati è solo un arti zio della mente umana. Egli stesso 
non ha nulla delle caratteristiche degli esseri viventi, eppure si considera più vivo di 

qualsiasi uomo, cane, fungo, mosca, rosa, aquila, pino, serpente o virus. Non somiglia 

agli esseri animati, ma ha già potuto partecipare a milioni di rivoluzioni della Terra 

attorno al Sole. Sa così che l’acqua è viva. La vita dell’acqua, come la sua, è fatta di mo- 
vimento. L’acqua muta facilmente di stato, ora liquida, ora solida, ora gassosa. L’acqua 

muta di forma. Così facendo si anima, si muove, si sposta, talora con violenza e irruen- 

za. Quello che sta accadendo in quelle ore ne è la prova. L’acqua si addensa minac- 

ciosa in nubi oscure. L’acqua scende inarrestabile
dal cielo. L’acqua scorre feroce nei letti dei  umi. 

Angelo sa bene che la distinzione tra animali, piante
L’acqua, quest’acqua, può uccidere e devastare. 

ed esseri inanimati è solo un arti zio della mente umana. L’acqua uccide e devasta.

Egli stesso non ha nulla delle caratteristiche degli esseri Angelo osserva la notte calare sul terzo giorno
di novembre assieme a una quantità di quel com-
viventi, eppure si considera più vivo di qualsiasi uomo, 
posto di idrogeno e ossigeno quale non si era vi-
cane, fungo, mosca, rosa, aquila, pino, serpente o virus
sta da tempo. Duecento litri per ogni metro qua-

dro della città che fu dei Medici. La temperatura

s’innalza all’improvviso di cinque gradi, facendo
sciogliere le nevi che vanno a riversarsi nell’Arno già ingrossato. I torrenti a monte della 

città cominciano a tracimare.

A Firenze si ultimano i preparativi per la grande festa del giorno dopo. I tricolori e i 

gigli  orentini appesi ovunque stentano a sventolare, tanto sono impregnati.
Il sindaco Piero Bargellini, promotore del programma “Firenze pulita”, osservando 

la pioggia, scherza: “Firenze pulita va bene, ma così mi pare che si esageri”.

Nonostante la minaccia incombente, i  orentini continuano la loro vita. In molti si 

accalcano al Teatro Verdi per vedere la proiezione della Bibbia di John Huston e non 
vedono alcun presagio nelle immagini del diluvio universale che scorrono sullo scher- 

mo.

Angelo, il cui sguardo abbraccia presente, passato e futuro, osserva con una certa 

pena tanta indi erenza. Potrebbe fare qualcosa? Lanciare un grido di avvertimento? Se 
davvero fosse un angelo, magari lo farebbe, ma gli esseri tachionici come lui non si im- 

mischiano con le vicende umane. Di solito, anzi, non ci fanno neanche caso. Neppure 

lui, di solito. Quello che lo colpisce non sono tanto gli uomini, quanto tutta quell’acqua. 

Angelo non è fatto di materia, ma sa notare quando questa ha moti inconsueti. Che cosa 

ha da fare del resto Angelo se non osservare in eterno? Quell’acqua non può sfuggire 
alla sua attenzione distratta. Tanta attività non può essere spontanea. C’è una volontà, 

pensa Angelo, dietro a questi moti liquidi.









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