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por
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Fig. 5 – Danilo Montenegro tecnica, che venivano da Roma, me la rifiutarono sera, durante uno di questi spettacoli, quello te- 
in concerto.
e a quel punto li mandai tutti e due a quel paese e atrale prima e il mio fatto solo di canti popolari 
me ne andai. Pure l’insegnante di storia dell’arte dopo, a Terranova da Sibari finii il mio concerto 

me la rifiutò, dicendo che su quel tema non c’era con la tarantella e fu a quel punto che tutta la gen- 

materiale sufficiente, ma a me non piaceva rifare te presente si mise a ballare, e dietro la loro con- 
un’altra tiritera sui vari artisti come Michelan- tinua richiesta e vedendo quella marea di gente 

gelo ecc. ecc. e quindi anche lei la mandai a quel ballare con forte entusiasmo, cantai e suonai 
paese. Fu per questo che la tesi conclusiva non quella tarantella per circa trentacinque minuti. 

l’ho mai presentata. L’exploit di questi concetti Quella sera la risposta del pubblico fu straordi- 

avvenne quando il Liceo Artistico di Cosenza mi naria, ballò tutto il paese. E lì scattò la molla più 
chiamò per alcune supplenze. Durante quel pe- importante per me, quella di proporre la musica 

riodo ho conosciuto il gruppo teatrale “Il Quar- popolare con maggiore interesse e dignità. Allo- 

tiere”, gruppo teatrale d’intervento politico. Il ra vivevo una sorta di crisi artistica, il teatro ed il 
mio desiderio era di fare l’attore, tanto è vero che canto mi davano tanto, mi stavano risuscitando, 

mia madre aveva accettato di iscrivermi all’Acca- avevo abbandonato la pittura e smesso di scrivere 

demia d’Arte drammatica di Roma, ma all’epoca le mie liriche e ballate. Ma ecco, in quel momen- 
era molto difficile, costava molto, dovevi studiare to, come un flash, la soluzione a quella mia crisi 

dizione, non avere accenti marcati o inflessioni artistica ed esistenziale: il cantastorie. Allora 

dialettali, e non fu possibile. Quindi cominciai a venivano da noi i cantastorie siciliani. In quel 
frequentare il gruppo teatrale e un giorno, man- momento cercavo una forma artistica che com- 

cando uno degli attori, il regista mi invitò a sosti- pisse un senso senza materializzarsi totalmente, 

tuirlo visto che ormai conoscevo tutto il copione qualcosa che una volta espressa, come l’opera 
e, una sera, mentre cantavamo le canzoni dello teatrale, la musica finisse lì e rimanesse sospe- 

spettacolo, alla fine iniziai a cantare le canzoni sa, nell’aria, e ciò mi affascinava. Per questo, e 

popolari di mio padre. Dopo tale esecuzione il appunto come un flash, mi è venuta questa idea 
regista mi propose di prepararmi un repertorio del cantastorie. Il teatro il canto con la musica, 

di canti popolari da eseguire assieme allo spet- anche se sostenuti da una scrittura, mi davano 
tacolo teatrale. Io oltre al ruolo di attore curavo quel senso che io volevo, ossia la mancanza della 

gli arrangiamenti dei canti e le scenografie. Una
materializzazione, quale invece si verifica nel- 

la pittura e nella scultura, qualcosa che restasse 
sospeso nella sua assenza dell’espressione, che 

Fig. 6 – Il frutto del padrone, cm 38 x 220, nascesse e morisse nello stesso tempo. Quindi, la 
tecnica mista e olio su tavola,
di Danilo Montenegro.
figura del cantastorie mi ha illuminato, mi dava





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