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anea
por
tem
con
Decisi che era giusto 

restare nella mia terra di Calabria, 
temporanea i tre linguaggi, la poesia, la musica e 
assorbire sapori e suoni, 
la pittura, ma con valori artistici contemporanei e 
di avanguardia. Nonostante le difficoltà di condi- vivere le amarezze del mio popolo, 

visione da parte del pubblico in generale per quel contribuire alla sua “evoluzione” culturale, 

mio modo di fare spettacoli, decisi di rimanere in migliorando i miei tre linguaggi artistici
Calabria, anche se ovunque andassi in Italia e ol- 

tre l’Italia ero notevolmente più apprezzato.

Se anche io avessi preso la valigia e fossi scap- 
pato da questa disgraziata terra, andando là dove il che non ho avuto per molto tempo. Ma l’idea non 

mio messaggio artistico-culturale-sociale era va- mi convinceva e decisi che era giusto restare nella 

lutato positivamente, il popolo calabrese avrebbe mia terra di Calabria, assorbire sapori e suoni, vi- 
migliorato un poco la sua coscienza? Non voglio vere le amarezze del mio popolo, contribuire alla 

sembrare Don Chisciotte della Mancia, ma era sua “evoluzione” culturale, migliorando i miei tre 
quello il problema da affrontare nonostante tut- linguaggi artistici; ad esempio, la pittura, fino al 

te le amarezze e le umiliazioni che avevo subito e punto in cui la figura svaniva, come nell’espres- 

che subivo; rimanere nella mia terra mi sembrava sionismo astratto [ci mostrerà nel suo laboratorio 
onesto, doveroso e prova di coscienza, anche se delle opere al riguardo, ndr].

amaro. Cantare in dialetto calabrese era diffici- Oggi infatti uso questi modi con più consape- 

le, e le volte che proposi i miei canti a delle case volezza e non ho più timore di cambiarli conti- 
discografiche, quando sentivano che si trattava di nuamente o di usare questi diversi linguaggi nello 

dialetto calabrese non ne volevano sapere.
stesso momento. In questo periodo sto lavoran- 

Un mio amico anarchico calabrese che lavorava do con più determinazione sul concetto del filo, 
all’ospedale di Milano mi fece conoscere Dario Fo, non come elemento fisico, ma come elemento 

che sentitomi cantare trovò la mia voce potente ed di trasmissione del nostro pensiero personale e 

espressiva per la sua opera “Ci ragiono e canto”, ma collettivo, elemento sottile e astratto che infor- 
Fig. 9 – Danilo aveva già coinvolto Ignazio Buttitta. Restando a ma e condiziona la nostra mente, il nostro spazio 
Montenegro e 
Pasquale Mosca. Milano avrei potuto avere occasioni positive, come mentale e fisico, come la persuasione occulta dei 
Scatto di Giuliano 
Gemma.
Matteo Salvatore, ed avere tutti gli apprezzamenti
mezzi di comunicazione di oggi. Ciò mi ha sempre 
martellato il cervello.


alcune opere

“Oh palumbelli” (fig. 3), che illustra il condi- 

zionamento psicofisico dei bambini. Nell’opera 
c’è questo filo che si vede e non si vede, che rap- 

presenta il filo condizionante. Tuttora lo uso nei 

miei progetti come elemento essenziale, come 
elemento figurativo quasi principale, affiancando 

delle figure nel modo concettuale ma che stimo- 

lano l’osservatore a riflettere su questo elemento 
e quindi sul messaggio. Mi ha sempre interessa- 

to poco l’idea della figura bella tale da soddisfare 

l’occhio e venderla facilmente. Alla fine del Liceo 
Artistico mi mantenevo con la musica o vendendo 

alcuni quadri, quelli che riuscivo a vendere e se 

il mercato li richiedeva, oppure facendo lezioni 
private di disegno ad alunni che mi mandavano 

i miei professori di liceo. Per questo avevo scel- 

to di fare l’insegnante, perché mi consentiva di




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