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La ragazza si chinò a raccogliere una manciata di quella roba lanuginosa.

– Sembrano proprio spore, ma di quale pianta? E com’è possibile che siano piovute 

così dal cielo.

– La manna divina!

– La manna era commestibile. Mangeresti questi batufoli?

– No davvero!
– Allora escluderei che sia manna e che ad avercela mandata siano stati angeli –

scherzò.

– Concordo, esimia collega. E il tuo parere di biologa quale sarebbe? Che razza di

pianta può aver fatto tutto questo casino – con la mano indicò intorno a loro. Ogni 

cosa era diventata bianca, come dopo una soice nevicata. Loro stessi erano ricoperti 

da quella polvere vaporosa.
– Nulla che io conosca o di cui abbia mai avuto notizia. Nulla. Guarda questi iocchi? 

Sembrano davvero spore, ma. non ho mai visto niente di simile. E in questa quantità. 

Scommetto che l’intera città è sommersa.

Si guardarono negli occhi. Per veriicarlo dovevano fare solo pochi passi. Attraver- 

sarono il cancello che separava il Giardino Baden Powell da Villa Fabbricotti e salirono 
ino alla villa. Da lì c’era una buona visuale sui dintorni, anche se gli alti cipressi la co- 

privano in buona parte.

– È tutto imbiancato! – osservò Duccio.

– No – lo corresse Laura. – Era tutto im- Si guardarono un attimo negli occhi ed estrassero in 

biancato. Guarda. Il paesaggio sta cambiando simultanea gli smartphone, come due pistoleri in un duello. 

colore.
Le dita corsero veloci sullo schermo ad attivare internet. 
– È vero. C’è del verde che emerge.
Era così in tutta Firenze. In tutta Italia. In tutta Europa
Guardarono in terra. In mezzo alle spo- 

re stavano nascendo delle piantine. Piccole e

pallide ma verdi. Come ili d’erba arrotolati, che si srotolavano sotto i loro occhi.

– Cavolo! – esclamò Duccio – sembra di guardare un documentario sulle piante 
accelerato. Sai quelli che ti fanno vedere in pochi secondi come cresce una pianta nel

corso di giorni.

– Già! Questo, però, non è un documentario. O il nostro tempo si è fermato o quello

di queste piante è molto più veloce del nostro. Comincio ad aver paura. 

– Paura di alcune piante? – la canzonò il idanzato.

– Alcune? Ma vedi quante sono! Sono ovunque.
Il verde aveva già quasi cancellato il bianco delle spore.

– Starà succedendo solo qui? – chiese Duccio senza pretendere una risposta da Lau- 

ra. Si guardarono un attimo negli occhi ed estrassero in simultanea gli smartphone, 

come due pistoleri in un duello. Le dita corsero veloci sullo schermo ad attivare inter- 

net. Era così in tutta Firenze. In tutta Italia. In tutta Europa. Lo sciame aveva appena 

raggiunto gli Stati Uniti. In Cina pare fosse comparso prima che da loro e già c’erano 
piante alte vari centimetri, che crescevano ovunque.

– Che razza di piante sono? – chiese Duccio esasperato.

– Non lo so. Non lo so. Non capisco. Non sembra roba di questo mondo.







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