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Domenico Turazza: maTemaTico, umanisTa e principe Degli iDraulici
raro dono di infondere negli allievi l’amore per “Domenico Turazza era, anche nel isico,
l’apprendimento, come emerge anche dalla de- degli uomini che, visti una volta, non si dimenticano più.
scrizione che ci tramanda il discepolo Antonio
Altissimo nella persona, appena leggermente incurvata
Favaro: “Domenico Turazza era, anche nel fisi-
nella candida vecchiezza: grave nell’aspetto,
co, degli uomini che, visti una volta, non si di-
menticano più. Altissimo nella persona, appena
nell’incedere e nel parlare”
leggermente incurvata nella candida vecchiezza:
grave nell’aspetto, nell’incedere e nel parlare: la
parola sua, per il timbro stesso della voce, sona-
va imperiosa all’orecchio, ma scendeva paterna al gli studi, prima presso il Ginnasio-Liceo a Vero-
cuore. Il suo conversare era così vario come glielo na, poi, dal 1831, presso l’Università di Padova,
rendeva possibile la vasta coltura; (...). In lui, più dove conseguì la laurea in Matematica nel gen-
che la dottrina, che era pur tanta, era da lodare un naio 1835 e due anni esatti dopo la laurea in Fi-
pregio raro e capitale nei Maestri, ch’è l’arte di losofia; queste due discipline, apparentemente
ispirare amore di sé e degli studi” (cfr. [2]).
tanto lontane fra loro, erano in realtà all’epoca
insegnate nella medesima Facoltà (solo a parti-
Dunque Domenico Turazza nacque a Malce-
re dal ‘42 le discipline matematiche si costitui-
sine, da padre malcesinese e madre veronese, rono in Facoltà autonoma). Nel frattempo aveva
entrambi provenienti da famiglie benestanti; le già avuto inizio la sua carriera universitaria come
condizioni familiari tuttavia ben presto precipi- docente in quanto, nell’ottobre del ’34, era stato
tarono, in quanto il padre Giacinto, pur avendo nominato assistente alla cattedra di Agraria; nel
conseguito a Bologna una laurea in legge, “con- 1841 vinse, a seguito di concorso, la cattedra di
dusse fin dai primi anni vita randagia”(cfr. [2]) Geometria Descrittiva all’Università di Pavia e
ed abbandonò la moglie, Maria Busti, sola con l’anno seguente fu nominato professore ordina-
l’unico figlio che le era sopravvissuto, essendo rio di Geodesia e Idrometria all’Università di Pa-
gli altri due morti in tenera età. Fortunatamen- dova. Le prime pubblicazioni, compresa la sopra
te Maria poté contare sul sostegno della famiglia menzionata tesi di laurea [1], trattano di analisi
di origine e Domenico fu in grado di proseguire
matematica (risoluzione di equazioni numeri-
che; distribuzioni gaussiane) e di statica (moti
dei sistemi rigidi e statica grafica).
Attorno al 1835, ancora giovane assistente, gli
venne affidato l’incarico di tracciare una meri-
diana sulla parete di un edificio confinante con
Vanzo (Padova) e in tale circostanza fece una co-
noscenza che doveva cambiargli la vita, quella con
il notaio Antonio Piazza, persona molto ospitale,
il quale lo accolse nella cerchia dei suoi amici
più intimi. Nel salotto del dott. Piazza, Domeni-
co conobbe una di lui nipote, Laura Piazza, della
quale si innamorò; la fanciulla, benché avvezza ad
un’estrema agiatezza e “ricca di ogni attrattiva”
(cfr. [1]), seppe apprezzare le qualità umane ed
intellettuali del giovane e ricambiò il suo affetto,
preferendolo a tutti i pretendenti; in occasione di
Domenico Turazza.
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