Page 19 - Progettando_4_2016
P. 19




Bruno Magaldi | 4 novembre 1966. Io c’ero





Poi arrivò l’acqua sudicia, melmosa, invadendo ru- La maggioranza dei  orentini, senza troppo piangersi 
morosa, rapida e prepotente, tutto travolgendo, il se- 
addosso, senza attendere gli aiuti dall’esterno o dalle 
minterrato, il piano terra, e salendo poi  no a lambire 
istituzioni, cominciò subito a spalare il fango cercando 
il primo piano.
Ci ritirammo tutti ai piani superiori, e dalle  ne- di liberare cantine e botteghe, cercando di recuperare 

stre vedevamo tutto intorno al fabbricato scorrere la il recuperabile

melma minacciosa che aggredì i muretti dei giardini 
privati, abbattendoli con sinistri scoppi e trascinando 

con sé ogni genere di cose.
Macchine rovesciate e accatastate, serrande divel- 

Solo verso le otto la furia sembrò placarsi e le ac- te, cubetti di por do dei selciati delle pavimentazioni 
que cominciarono lentamente a de uire.
scoppiate, cancellate sfondate, tronchi d’albero, por- 

La notte intanto era calata, una notte buia, cupa, toni, mobilia, masserizie, rottami e tante altre cose 

senza stelle ed ogni tanto ancora scrosci di pioggia ricoperte di fango ed immerse in una putrida fanghi- 
rompevano lo spettrale silenzio.
glia.

Isolati nel fabbricato, io passai la notte nell’appar- Sui fabbricati un’immonda traccia segnalava il 

tamento di Gianni dove sua mamma, alla tremolante punto più alto raggiunto dalle acque.
luce delle candele, mi approntò una brandina.
Centinaia di foto, scattate nell’immediatezza del 

In altri appartamenti trovarono ospitalità la si- giorno dopo o nei giorni successivi, sparse o raccolte 

gnora del seminterrato che singhiozzava perché tutto in vari volumi hanno documentato la tragedia  oren- 
aveva perduto ed una ragazza che, sorpresa dall’im- tina.

provviso torrente d’acqua, si era rifugiata nell’andro- Nel mio ricordo è rimasto un  occo azzurro su un 
ne del fabbricato.
portone di uno stabile di via Gioberti, appena sporca- 
Piangeva, la ragazza, perché non potendo mettersi to dal fango e dalla nafta.

in comunicazione con i suoi, non era in grado né di Quel bimbo, che ora avrà cinquant’anni, nato il 
rassicurarli né di essere rassicurata.
quattro novembre, o qualche giorno prima, fu per me 

Infatti le linee telefoniche erano saltate da un pez- come simbolo ed auspicio di una rinascita.

zo, ed allora non esistevano ancora i cellulari.
E la rinascita ci fu.
Anch’io ero preoccupato non avendo alcuna noti- La maggioranza dei  orentini, senza troppo pian- 

zia dei miei cari che si erano recati fuori Firenze ap- gersi addosso, senza attendere gli aiuti dall’esterno o 

pro ttando del ponte dei Santi e della Festa (che festa dalle istituzioni, cominciò subito a spalare il fango cer- 
in quel 1966!) del 4 novembre.
cando di liberare cantine e botteghe, cercando di recu- 

Quella lunghissima ed allucinante notte non riu- perare il recuperabile, mentre solo i vigili del fuoco con 

scii a dormire, ma credo che nessuno riuscì a permet- la loro abnegazione portavano aiuto e con i loro mezzi 
tersi un sonno profondo e ristoratore.
fornivano l’acqua alla popolazione assetata.

Alle prime luci dell’alba ero già pronto e risoluto Soltanto una settimana dopo arrivarono in forza i 

ad uscire.
militari, con le pale e le ruspe ed a ancarono i  oren- 
Avvertii Gianni che, l’orecchio attaccato alla ra- tini nel loro rabbioso lavoro per liberarsi dalla coltre 

diolina le cui pile si stavano esaurendo, cercava di di fango che aveva sommerso Firenze.

captare le ultime notizie.
Ci restarono, peraltro, soltanto un mese.
Appoggiandomi al corrimano scesi le scale rico- A parte alcuni episodi di sciacallaggio, subito 

perte di scivolosa fanghiglia ed uscii all’aperto. Era sventati dalle forze dell’ordine e dai militari accorsi 
una bella giornata, il sole aveva spazzato le nuvole.
a Firenze nell’immediatezza dell’evento, ci fu, pur- 
In uno scenario da apocalisse, i piedi che avanza- troppo, anche chi cercò di trarre pro tto dalla grande 

vano faticosamente nel fango che arrivava alle cavi- tragedia.
glie, decine di persone si aggiravano attonite, in un si- Alcuni commercianti, al di là della ferrovia, dove 

lenzio irreale, per le strade, per le piazze, rendendosi le acque non erano arrivate, pensarono bene di alza- 

conto del terri cante scenario della città devastata e re i prezzi delle ramazze, delle scope, degli stivali di 
chiedendosene il perché.
gomma e di quant’altro serviva per liberare dal fango






17




   17   18   19   20   21