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Carlo Menzinger di Preussenthal | L’angeLo deL fango n a r r a n d o
- Siete solo dei piccoli Dei da poco! – li sgrida con la sua non-voce – Come potete
divertirvi così? Lasciate in pace queste città e questi paesi.
Aplu e Nethuns alzano all’unisono i loro calici fangosi verso di lui con aria di scherno.
Angelo si allontana sdegnato. Tritone in disparte sguazza per conto suo nel Bisenzio.
Solo mezz’ora dopo, il fango invade la piazza del Duomo e dilaga attorno alla cupola
del Brunelleschi e al campanile di Giotto.
Le fogne di via Pisana esplodono, riversando acqua fetida per le strade, trasformate
in umi senza nome. Alle nove e trenta l’acqua in gran parte di Firenze è arrivata al
primo piano delle case. Piero Bargellini è assediato in Palazzo Vecchio. A acciandosi
dalla nestra, il sindaco di Firenze non può vedere l’incorporeo Tritone che gli fa le
boccacce. Peretola, Brozzi e l’Osmannoro sono ormai territorio delle graziose naiadi,
che si sono moltiplicate e ora sciamano con gioia sfrenata a decine, saltando nell’acqua
come del ni, nuotando sul dorso, surfando su qualunque oggetto galleggiante, tu an-
dosi dalle nestre delle case, schizzandosi l’una con l’altra in un’allegria innaturale fra
tanta distruzione. Dalle chiese le campane rintoccano a martello per dare l’allarme a
chi ancora non si sia reso conto della gravità della situazione.
Angelo, per la prima volta nella sua esistenza plurimillenaria, si sente coinvolto da
una tragedia umana, ma nulla può contro la follia irridente di quegli Dei pagani che
prendono vendetta su una popolazione che li ha ormai da tempo dimenticati.
I carcerati delle Murate, tratti in salvo prima che le acque li facciano a ogare, sono
accolti dalla popolazione del vicinato. A San Donnino persino le mucche sono messe al
riparo al secondo piano della Casa del Popolo, che ora risuona di muggiti che cercano
di emergere nel mugghiare dei umi.
Alle otto di sera l’Arno in alcune zone ha quasi raggiunto i sei metri di altezza, ma
comincia nalmente a ritirarsi. Aplu e Nethuns sembrano essere riusciti a ubriacarsi
con quei loro continui brindisi di fango e, accasciati su un tetto, non spingono più le
acque per le vie. Anche le sempre adolescenziali potameidi sembrano ormai stanche
dei loro giochi e molte di loro si lasciano cullare dai umi improvvisati tra i palazzi,
riposando sul dorso o nuotando pigramente.
Le acque rigon e dell’Elsa hanno ancora abbastanza forza e
I carcerati delle Murate, tratti in salvo
pressione per sfondare gli argini a Empoli, mentre l’Arno col-
prima che le acque li facciano pisce Santa Maria a Monte, Santa Croce sull’Arno e Pontedera.
affogare, sono accolti
L’Ombrone sommerge Grosseto, ma il peggio sembra ormai
dalla popolazione del vicinato.
passato e il festino uviale volge al termine, con gli ospiti in-
A San Donnino persino le mucche desiderati che si avviano a ritornare ai loro letti. Sono le ultime
ondate, Angelo lo sa, e presto anche quelle creature sovrumane
sono messe al riparo al secondo piano
scompariranno negli abissi di dimenticanza da cui erano rie-
della Casa del Popolo, che ora risuona
merse e Angelo rimarrà solo a ssare gli umani che cercano di
di muggiti che cercano di emergere
risollevarsi da quella catastrofe.
nel mugghiare dei umi
Da tutta Italia e persino dall’estero cominciano ad accorre-
re soccorritori, subito impegnati a cercare di recuperare opere
d’arte, libri antichi, manufatti ed edi ci, ripulendoli dal fango.
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