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Zamjatin, Huxley, Orwell, Asimov, Bradbury, Wyn- n,
Noi di Zamjatin, Il mondo nuovo di Huxley e 19

dham, Clarke, Matheson, Blish, Heinlein, Dick, Lem, 84 di Orwell, che ci introducono a opere successive d
Sheckley, Boulle, Vonnegut, Pohl, King, Sagan e molti al sapore post-apocalittico come Io sono leggenda 

altri loro pari, che ora certo sto ingiustamente dimen- di Matheson o La strada di McCarth

ticando, o loro emuli.
y.
Utopia e distopia sono solitamente considerate
Ho citato a parte utopia, distopia e ucronia,  e apprezzate per il messaggio politico e morale, in pos

sebbene alcuni vogliano far rientrare la prima e la ter- i- tivo o in negativo, che intendono trasmettere, ma 

za tra la fantascienza come sotto-generi, ma ritengo ne vorrei qui sottolineare la potenza creativa, la capaci
che queste tre categorie abbiano caratteristiche pro- tà di costruire mondi, simili al nostro ma diversi, c

prie, sebbene, come avrete notato, ho citato tra gli au- on loro regole e strutture, sebbene migliori o peggiori p

tori di fantascienza anche grandi nomi della distopia er qualche aspetto determinante. Questa capacità cre

come Zamjatin, Huxley e Orwell. Spesso, infatti, la a- tiva è più comunemente apprezzata per altre opere 
fantascienza tende a descrivere mondi negativi e i due di genere fantascientifico e, a mio avviso, appare in m

Altro discorso generi si confondono.
i- sura superiore nella distopia che nel romanzo gotico

vale Altro discorso vale per l’utopia, genere che viene  e nel fantasy, che giocano in scenari spesso consolidat
ravvicinato alla filosofia, con il suo tentativo di sugge- i, innovando poc
per l’utopia, 
rire mondi migliori in cui potremmo vivere o verso cui o.
Se c’è, però, un genere che sembra fatto appos
genere 
potremmo aspirare. Il termine utopia deriva dal greco ta per creare nuovi mondi, per il solo gusto del costruir
che viene οὐ τόπο l’ucro
 (“non”) eς (“luogo”) e significa “non luogo”e, dell’immaginare, del creare, questo èni
ravvicinato , anche se l’οὐ è facilmente confuso con “ευ” (“buonoa.
Sebbene la conoscenza si stia diffondendo, so

alla ilosoia, ”) e si parla quindi di utopia, pensando piuttosto a no ancora in pochi a sapere cosa sia l’ucronia e ques

con il suo un “eutopia”. Il termine fu coniato dal filosofo Tommato non mi stupisce, perché il termine non si può certo di
so Moro e giocava proprio su questo equivoco: descrivere dei più usati, eppure il genere letterario che rappr

tentativo re un buon luogo per vivere, ma che non esiste- senta è ricco di possibilità creative e sta comincian

di suggerire e.
Le grandi utopie del passato sono spesso riconddo a riscuotere discreti successi. Quando pubblicai il m
u- cibili a filosofi. Vi possiamo annoverare persino io primo romanzo ucronico, Il Colombo divergente, n
mondi migliori 
La Repubblica di Platone, sebbene antecedente all’iel 2001, il termine mi pareva meno noto di oggi. La pu
in cui potremmo 
n- venzione del termine, e opere come La Città del Sob- blicazione in seguito di nuove opere, come 22/11/’63 
vivere 
le di Tommaso Campanella o La nuova Atlantide di Stephen King, Il complotto contro l’America di Ph
o verso cui di Francesco Baconi- lip Roth, gli ultimi volumi della saga Colonizzazio

potremmo e.
La distopia è il contrario dell’utopia e descrine di Harry Turtledove, Roma eterna di Robert Silverbe

aspirare
ve società inumane e spaventose. Non certo luoghi in crg o i nostrani L’inattesa piega degli eventi di Enri
ui al lettore verrebbe voglia di viverco Brizzi e Occidente di Mario Farneti ha contribui

e.
La distopia si presta così a essere strumento politto alla conoscenza del genere tra il grande pubblico, a

i- co per denunciare, parlando di universi immaginarn- che se non riscuote ancora la fama che meriterebb

i, le storture del mondo contemporaneo e, in particole.
Vorrei allora non solo cercare di fare un po’ 
a- re, la tirannia e le dittature. Non è satira, ma spesdi chiarezza su questo misterioso vocabolo, ma anc

so s’ispira ad analoghi obiettivi. Altre volte si limitahe spezzare una lancia a favore di questo genere letter

 a descrivere i risultati di qualche catastrofe, come nela- rio, che meriterebbe ben altri spazi, essendo estrem
le distopie apocalittiche o post-apocalitticha- mente ricco di possibilità creativ

e.
Il termine pare sia stato coniato nel 1868 dall’ie.
L’ucronia si pone a metà strada tra la fantascie

n- glese John Stuart Mill, che parlava, con il medesin- za e il romanzo storico. Mediante eventi immaginari
mo significato, anche di cacotopi

a.
Possiamo così leggere opere come Il padrone d o
Manchester muse
um
of science and industr
el mondo di Benson, Il tallone di ferro di Londoy, Manchester, G

B.
Scatto di Woodi Forlan






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