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spazio e disabilità
mi preme iNiziare
facendo delle distinzioni e
Mauro Sbrillo
delle premesse, necessarie al lettore per vagliare ciò
che esporrò in seguito rispetto a questo argomento
sicuramente molto complesso. Prima di tutto credo
sia necessario fare una distinzione che tenga conto
del tipo di disabilità e del suo grado di gravità. Il non
vedente o la persona sorda percepirà lo spazio con i
quattro sensi rimasti attivi, mentre nella disabilità
fisica la percezione è corretta ma innesca tutta una
serie di reazioni e meccanismi propri di tale situa-
zione. Essendo io disabile fisico lascerò a chi è più
Sicuramente
“esperto” di me l’incombenza di descrivere la per-
chi inizia
cezione e il modo di vivere lo spazio per quello che
riguarda le persone con disabilità sensoriali, anche la propria vita
se sono convinto che molti sono gli aspetti in comu- con problemi
ne. Mi cimenterò invece nel racconto di accadimen-
di disabilità
ti, sensazioni e sfumature riguardanti lo spazio nella
avrà modo
disabilità fisica, attingendo per lo più dalla mia più
che cinquantennale esperienza nel campo e sul cam- di sviluppare
po, senza pretendere di enunciare dogmi scientifici, da subito
ma dando testimonianza relativa all’argomento di cui
sopra.
meccanismi
La mia disabilità inizia all’età di sei anni con e approcci
un’infezione da virus della poliomielite che ha la- per attraversare
sciato gravi postumi al tronco e agli arti inferiori.
lo spazio
A questa età quindi ho iniziato a fare i conti con lo
(mobilità)
spazio circostante, avendo dei parametri di confron-
to relativi al periodo precedente l’evento infettivo. tenendo conto
Questo per fare un altro distinguo: sicuramente chi delle proprie
inizia la propria vita con problemi di disabilità avrà caratteristiche
modo di sviluppare da subito meccanismi e approcci
peculiari
per attraversare lo spazio (mobilità) tenendo con-
to delle proprie caratteristiche peculiari, avendo un
approccio verso le difficoltà meno traumatico, anche
se le differenze rispetto a soggetti della stessa specie
saltano sempre all’occhio generando “perché” a cui
spesso è doloroso rispondere.
Il mio primo approccio con lo spazio riguardò es-
senzialmente lo spostamento da un luogo ad un altro.
Non necessariamente era impossibile; molti sono i
sistemi e gli ausili che permettono di attraversarlo;
io, ad esempio, avevo iniziato a gattonare di nuovo per
spostarmi da una stanza di casa all’altra; a quel pun-
to si trattava solo di impiegare un tempo più lungo e
maggiori energie, ma il risultato era evidente. Di altro
si parlava quando guardavo dalla finestra quel prato
sulla collina di fronte a casa, dove “prima” andavo a
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